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prefazione | xi |
che vi si mettono in mezzo per sedarla. Oltre gli uomini ossessi dal dèmone della cupidigia e della rivalità, vi sono quelli che vogliono gettare dal cuore ogni acre fermento di contesa. Oltre gli uomini che non aspirano se non a star bene o meglio, vi sono quelli che non anelano se non a far bene, a fare, ogni giorno, ogni secolo, ogni millennio, meglio. Sono questi i veri uomini; di questi si compone la vera umanità, sempre, vogliam credere, progrediente nel dissomigliare alle bestie. Or bene, questi, con le parole e più coi fatti e, sopra tutto, con l’esempio, hanno sempre cercato di disarmare i rapaci e di aiutare gli oppressi; e sono dunque nella lotta, ma non della lotta. Sono pacieri, non guerrieri. Essi non hanno altro fine, o almeno, quando anche sembri che il fine sia diverso o non ne sia alcuno, non ottengono altro effetto, che di promuovere l’umanità del genere umano. Di questi bisogna essere: contro, cioè, la divisione, non o di qua o di là.
Ma tristo a chi professa, non dico che adempisca, i principii che io dico! Credereste voi che sia bella la sorte di chi è terzo in una rissa, o sia mezzo tra due eserciti schierati in battaglia? Vedete il caso mio: quelli di cui ho cantata la comunione, mi scomunicano; quelli per cui ho gridato Pace! mi chiamano chierico.