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prefazione ix

e di là, senza essere uomo o doppio o mezzo... Per esempio, sei per la fede o per la scienza? Sei, nel gran conflitto economico, col lavoro o col capitale? — Non tengo da quelli che siffatta divisione ammettono come fatale e naturale: tanto posso rispondere.

La fede? Ve la chiedono come una cosetta da nulla che a negarla si sia degni del fuoco, che si usava un tempo, o della riprovazione, del ribrezzo, dello schifo universale, come si usa anche adesso. Si appagano che milioni e milioni e milioni di sordomuti intellettuali dicano, Noi crediamo tutto, senza nemmeno udire un articolo di questo tutto; simili al bonomo che si fida, e non vuol vedere la distinta, e paga senz’altro. Godono di tener sotto chiave, come la collana della Tecla, il credo dei loro parocchiani, che lo ritireranno il giorno del giudizio, e ora non lo vedono più: i loro parocchiani, che essi dicono semplici di cuore e poveri in ispirito. Eh! via! no. L’intelletto deve intervenire in questa virtù che di tutte è la più difficile, sì che i teologi non la concepiscono se non come grazia; deve essere presente di continuo, l’intelletto, se ha da sottomettersi ed assentire. Ora si può fare della fede un segnacolo in vessillo, e si può dire alle genti, che seguano quella bandiera ciecamente, senza chie-