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viii | prefazione |
di Mazzini, respinge e aborre il pane di farro guadagnato dal duca degli Abruzzi. E a cui dispiacque una poesia, una strofa, una parola del libro, tornerà con animo mutato sul tanto che forse gli era piaciuto e che non gli piacerà più. E così dunque dovranno far tutti, e tutti così faranno.
Voi, no. A voi può piacere nel tempo stesso la slitta dei cani che va piccola e nera sulla neve, e il pope trasfigurato che passa il fiume vermiglio; voi potete ugualmente amare le brevichiomate vergini che dànno i tre baci della risurrezione ai loro uccisori, e il vecchierello schiavo di Dio che mura le pietre secolari.
Nessuno è, spero, intorno a voi e in voi che v’imponga una scelta, di suo gusto, tra le tante cose che voi sentite belle e buone. E così, per ora e, come vi auguro, per sempre, voi potete godere la poesia della vita, perchè avete la libertà.
Non io godo ora, o giovinetti e fanciulle, nel dar fuori questo libro, sebbene nel farlo a parte a parte anch’io godessi! Ora, no. Quei tali che ho detto, e che non pretendo rpi leggano, sogliono chiedere, non, Chi sei? ma, Che cosa sei? cioè, di qual parte? — Di nessuna: homo sum — Eppure ci sono certe fatali divisioni per le quali un uomo non può trovarsi di qua