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al re umberto 127


notturna, che sibila ed alia
venendo e tornando dai morti...
Tu, Re, salutavi l’Italia
                    84de’ Liberi e forti:


viii


l’Italia che vive nel sole,
che vuole i suoi rischi e i suoi vanti,
le marre e le trombe, le scuole
88pensose e i cantieri sonanti:

l’Italia che spera, e s’adopra
concorde al suo lucido fine,
che foggia il suo fato, là, sopra
92le incudini delle officine:

l’Italia che già si disserra
nel grande avvenire il suo varco,
e avanti, sia pace sia guerra,
                    96San Giorgio o San Marco!


ix


Lui, non lo vedesti: vedevi
le vite d’Italia al lavoro:
un grido, Fa quello che devi!
100correva sereno tra loro.