verg. Itaca! L’isola mia poverella
ha l’aure limpide, fertili l’acque.
Non infinita... forse, ma bella 185per chi vi nacque. od. Itaca? verg. Ripida, forse; ma s’apre
il croco e l’iride sotto i suoi rovi.
A monte, a valle, belano capre,
mugliano bovi. 190od. Itaca? verg. E il fragile grano vi mesce
l’oro alla porpora varia degli orti.
È aspra, dici? Forte: e ci cresce
giovani forti.
od. Itaca? E tu volesti ora mentirmi!
195verg. Quello che tremola d’alberi,
Nérito è, pieno di timo.
Quando si toma nell’isola,
Nérito corre per primo,
roseo d’un raggio d’aurora, 200verso la pallida prora.
od. Quello? ov’erravo da cieco,
ove, seguendo il mio grido,
prendere il garrulo nido
volli dell’eco?
205verg. Quello ov’è tutto quel bianco
d’alberi lunghi e fiorenti...
v’abita un vecchio re stanco,
ch’erra sul lido, tra i venti:
dicono, voglia contare 210l’onde del mare...