gli narrava i suoi primi anni Aretusa.
Stette e guardò la patria terra, e disse:
odisseo Ahimè! 95Che terra è questa? di qual gente? Oh forse,
che ignora il bene e che gli dei non teme!
Ad altra terra i così pii Feaci
m’hanno condotto, e sì dicean, gl’ingiusti,
di riportarmi ad Itaca serena. 100Zeus li punisca! Or dov’io vado? e dove
quelle molte ricchezze ora nascondo?
Ma ch’io le conti, che non forse alcuna
ne portin entro l’incavata nave.
Disse, e contava i tripodi squillanti 105e i lebeti di bronzo, ed il molt’oro,
e, meraviglie de’ telai, le vesti.
Nulla mancava. Ed ora egli cercava
la patria terra, e la piangeva, errando
lungo la spiaggia del sonante mare.
110od. O mia culla sorgente dal mare,
mio nido sospeso alla rupe,
te dunque non debbo trovare
mai più?
Pergamo, Pergamo, 115ardeva nel cielo corusco.
Là, rosso di sangue, nell’atrio
del re, tra le fiamme, tra gli ululi e i rantoli,
udivo il sussurro del patrio
mio fonte scorrente sul musco. 120Sui vortici, gli ululi e i rantoli,
l’idolo d’Elena Argiva!