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ODE NEMEA X 75




Antìstrofe

Dal Tegèto spiando, Lincèo scoperto l’avea, che sovresso
il tronco sedea d'una quercia:
ch’ei piú di tutti i mortali aveva acutissimo l'occhio.
Presto lo giunser coi piedi
rapidi; e in breve compieron lo scempio famoso. Ma grave
pena le mani di Giove inflisser d'Afàrete ai figli:
l'altro rampollo di Leda
accorse: essi attesero fermi vicini alla tomba del padre.


Epodo

Quivi, divelta l'immagine dell'Ade, scolpito macigno,
l'avventâr di Polluce al petto; ma né lo contusero,
né rintuzzarono; e quegli piombò, dentro il fianco a Lincèo,
spinse la pronta zagaglia:
Giove contro Ida scagliò la fiamma ed il fumo del folgore:
e derelitti i due corpi quivi arsero. Cosa è ben ardua
per l’uomo, lottar coi piú forti.

V


Strofe

Corse súbito il figlio di Tindaro vicino al fratello, se ancora
traesse il respiro. Né spento
era; ma tutto era corso di brividi; e grave l'anelito.
Lagrime amare e singhiozzi
quegli mescendo a gran voce, gridava: «Croníde, mio padre,
quale rimedio trovare potrò di mie doglie? La morte