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È scritta per Megacle figlio d’Ippocrate, della illustre famiglia degli Alcmeonidi, colpito da ostracismo, in seguito alla reazione contro i Pisistratidi, nel 487. Questo spiega, dicono i commentatori, l’allusione (non peregrina, a dir vero, in Pindaro) all’invidia che compensa le nobili gesta (19). Questo piú preludietto che ode è chiaro senza alcuna spiegazione. La casa fulgida di Febo edificata dagli Erettidi è il tesoro costruito a Delfo dagli Ateniesi.