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Timodenio era ateniese, del demo di Acarne; ma aveva rapporti con Salamina, sia che la sua famiglia fosse di quegli Ateniesi che s’erano divisa l’isola conquistata, sia che avesse ricevuto lí la educazione ginnica. Dal fatto che qui, per glorificare Salamina, vien ricordato il valore d’Aiace, e non la celeberrima battaglia, s’induce che questa odicina fu scritta o prima della battaglia stessa (480), o molto dopo, quando la memoria n’era già dileguata.

«Timodemo — dice Pindaro — ha incominciato da dove sogliono incominciare i cantori omerici. Questi invocano nei loro proemi Giove: nei ludi Nemei, sacri a Giove, Timodemo ha riportata la prima vittoria, che sarà fulcro di altre successive. Figlio di Timòno, deve ora vincere anche a Pito; e questa vittoria seguirà l’altra già conseguita, come nel cielo, dopo che sono spuntate le Pleiadi, vediamo spuntare costantemente Orione. Chi fu educato in Salamina, è certo capace di tanto: Acarne ha dato sempre figli valorosi: la famiglia di Timodemo è famosa per le numerose vittorie già conseguite». Con la enumerazione di queste vittorie, e con un invito agli Ateniesi che esaltino Timodemo e Giove, ha termine la breve ode, che non è divisa in triadi, ma in semplici strofe.

Pindaro - Le Odi II - 4