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40 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
che i rabidi can’ di Geríone sgomenti fuggîr, col pelo irto.
Ma io la quadriga, ma Eròdoto voglio d’un canto fregiare;
che non l’altrui mano richiese per regger le briglie:
vo’ lui mescolar di Iolào nell’inno, e di Càstore,
gli eroi piú gagliardi fra quanti guidarono cocchi nel suolo
di Sparta ed in Tebe.
II
Strofe
Essi il cimento provâr di moltissime gare,
e ornaron la casa di tripodi,
d’auree coppe e lebèti, saggiarono i serti
che cingon chi vinse.
Ben manifesta rifulse loro virtú nello stadio,
là dove si provano ignude le membra, là dove
correndo gli opliti, alto strepito di bronzo s’effonde;
Antistrofe
e di lor mano, che prove compierono, al lancio
dell’asta, del disco di pietra! —
pèntatlo ancora non v’era; ma davasi premio
pei singoli agoni. —
E con le fitte vermene strette in ghirlande a le chiome,
spesso tornare fûr visti sovresse le belle
correnti di Dirce, sovresse le ripe d’Eurota,