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32 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
orbato di mille compagni,
ad Argo l’equestre? O perché
la doria colonia su saldo malleolo
piantasti in Laconia? Perché per gli oracoli
di Pito gli Egídi tuoi posteri presero Amícla?
Ma poi che la gloria
antica sopiscesi, e gli uomini obliano quanto
II
Strofe
non attinge il fior sommo dell’arte,
unito agli armonici spiri dell’inclito canto,
lodiamo nell’inno, ch’è miele soave, Strepsíade,
che vinse, nell’Istmo, al pancrazio.
Tremenda a veder, la sua possa, formose le membra; e il valore
non era minor che l’aspetto.
Antistrofe
Or di fiamma lo cingon le Muse
dal crin di viola. Onde gloria sovresso il cugino
omonimo effonde, cui Marte dal clipeo di bronzo
mesceva la morte. Compenso
è ai buoni la fama. Ora sappia chi lunge tra questa bufera
la grandin sanguinea tiene