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A STREPSIADE DI TEBE

VINCITORE NEL PANCRAZIO


I


Strofe

Quale mai delle indigene glorie,
o Tebe felice, t’allegra piú l’anima? Quando
a luce recasti Dïòniso chiomato, che siede
vicino a Demètra dai cròtali
di bronzo? Od il tempo che Giove, converso in neve aurea, ti cadde,
di notte, nel grembo; oppur quando


Antistrofe

alle soglie sostò d’Anfitríone,
il germe divino d’Alcide recando ad Alcmena?
Oppur di Tiresia pei saggi consigli? Pel mastro
di guerra Iolào? Per gli Sparti
mai stanchi di pugna? O allorquando dall’ululo truce di guerra
valesti respingere Adrasto,