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280 LE ODI DI PINDARO



Quando è qui notte, laggiú
scintilla per essi la vampa del sole.
E nel pomerïo,
prati di rose purpuree,
con aurei pomi fittissimi,
ed ombre d’incensi.
E questi con ginnici ludi,
con dadi e corsieri
s’allegrano quelli e con cetere;
e il fior d’ogni bene
fra loro è in rigoglio.
Amabil fragranza
s’effonde per tutta la terra,
dai mille su l’are dei Súperi,
commisti profumi;
e sfolgora lungi la fiamma.

· · · · · · · · · · ·
D’onde l’illimite buio

vomiscono i lividi fiumi
della foschissima notte.


II

Anche il seguente frammento è riportato da Plutarco nella «Consolazione ad Apollonio» (XXXV).


E tutti con prospera sorte,
pervengono a un termine
che scioglie ogni ambascia.
Le membra di tutti si piegano
di Morte all’indomita possa;
ma resta un’immagine viva
dell’essere loro: