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ENCOMII 273


e tutto di brama non èstua,
nell’adamante, nel ferro,
battuto è il cuore suo negro,

Antistrofe

con fiamma di gelo. La Diva Afrodite
dal languido ciglio
lo sprezza; o costretto
s’affanna pel lucro; o si stràscica
per ogni sentiero d’obbrobrio,
servendo ad orgoglio di femmina.
Non io: ché, mercè della Diva,
come pel morso del Sole

Epodo

la cera dell’api divine,
mi struggo, se vedo
le floride membra d’un tenero giovine.
In Tènedo, dunque, Suada e le Grazie
d’Agèsila al figlio . . . .


ENCOMIO V

L’encomio a cui appartennero questi frammenti, fu composto per il Trasibulo, figlio di Senòcrate, e nipote di Terone d’Agrigento, al quale sono anche dedicate la VI pitica e la II istmica. Il tòno, piuttosto giocoso, fa credere che appartenesse al periodo in cui le tenebre non si erano ancora addensate sulle case degli Emmenidi: dunque, piú presso al tempo della Pitia VI. Non è certo, ma neanche si potrebbe escludere, che al medesimo encomio appartenesse anche il framm. VII.

Pindaro - Le Odi, II - 18