Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/252


DITIRAMBI 241


tenuto, non fu eseguito nel santuario, bensì su l’agora, dinanzi all’ara dei dodici Numi: piú solenne, insieme, e piú popolare.

Nel testo manca qualsiasi traccia di divisioni strofiche; ma il frammento poteva appartenere ad un’unica strofa, o, meglio, come appare dal carattere conclusivo delle ultime parole, costituire esso un’unica strofe.

Il tòno gioioso farebbe pensare a liete circostanze: appartenne forse al periodo d’ebbro entusiasmo che seguí alla seconda guerra medica.


PER LE FESTE DIONISIACHE IN ATENE


Olimpî, lo sguardo volgete al mio coro,
e l’inclito vostro favore largitemi, o Numi,
che della città popolosa,
d’Atene la sacra, nel cuore,
tra fumi di vittime,
movete per l’agora celebre adorna.
Gradite la mèsse di mammole
che strette in ghirlande vi dà Primavera;
e a me rivolgete lo sguardo,
che giungo, fulgente
d’un raggio del Nume,
a dire, secondo nei cantici,
il Dio cinto d’ellera,
cui gli uomini chiamano Bromio.
Io venni a cantar la progenie
di padri, di madri cadmèe:
ché celebra il Nume le feste,
quando, schiudendosi il talamo
dell’Ore dai pepli di porpora,
la primavera fragrante


Pindaro - Le Odi, 11-16