se impeto immane
di neve, se strage o sommossa,
o gelo che stringa la terra,
o alido molle
per furia di pioggia,
se tu, sommergendo la terra,
creare vuoi d’uomini
novella progenie,
Epodo I
non io piangerò la sciagura
che insieme con altri me colga.
Strofe II
Per opra d’un Nume
io fui generato nel talamo ambrosio di Mèlia,
perché l’ammirevole
melode giungessi col calamo
sonoro, per voi, coi pensieri.
La prece a te levo,
o Dio che saetti, mentre io delle Muse
all’arti il tuo divo presagio,
Apollo, consacro.
Antistrofe II
Quivi, una volta, la figlia
d’Ocèano, Mèlia, congiunta d’amore,
o Pizio, con te,
nel talamo tuo generava
il valido Tènero,
l’eletto profeta