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Inno era, in senso generico, un canto in onore di qualche divinità. Da principio, in esametri: poi i poeti lirici gli diedero varietà metrica. Era semplicemente cantato, e non accompagnalo dalla danza. I frammenti d’inni pindarici non hanno molto carattere.
I
L’inno a cui appartennero i due frammenti che seguono, era famoso nell’antichità per una leggenda fiorita intorno ad esso, e conservata da Plutarco (Sulla gloria degli Ateniesi, 4). Pindaro, da giovane, fidando nella propria eloquenza, ossia nel virtuosismo verbale, non soleva introdurre miti nelle sue composizioni. Corinna glie ne mosse rimprovero; e il neofita compose quest’inno, nella cui introduzione propone a sé stesso una gran moltitudine di miti. Onde Corinna lo ammoní che conveniva seminare con la mano, e non già col sacco.
PER I TEBANI
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Pindaro - Le Odi, 11 - 14 |