Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/191

182 LE ODI DI PINDARO


riprende vigore. Dai ludi
graditi di Neme, qui giunse il campione
fanciullo, che questo destino
compiendo di Zeus, cacciatore
esperto si mostra a la lotta,


Epodo

spingendo il suo piede su l’orme di Prassidamante,
del nobil prozio
germano: ché questi, vincendo nei giuochi d’Olimpia, agli Eàcidi
per primo le frondi recò de l’Alfèo,
e, cinto del serto, tre volte a Nemèa,
e cinque su l’Istmo,
redense di Sòclide
l’incuria, che primo
figliuol d’Agesidamo fu.


II


Strofe

Ma presso il vertice
delle virtudi i tre altri, che vinsero, e saggio
fêr dei travagli, pervennero. E con la fortuna dei Numi
il pugile giuoco
a niuna famiglia tesoro
largí di piú serti, nel grembo
de l’Ellade. Spero che, cose
solenni dicendo, la mèta io raggiunga
come abile arciero. Su, Musa,