Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ODE OLIMPIA VII | 173 |
Epodo
Tre glauchi dragoni balzarono, com’erano estrutte le mura,
sovr’essa la torre; e piombarono
due giú sbigottiti, lo spirto esalarono.
Ma uno, con sibilo fiero
saltò dentro. E súbito Apollo, di fronte al prodigio, parlò:
«Per l’opera, o eroe, di tue mani, sarà questa rocca espugnata:
cosí mi prenuncia l’immagine apparsa
da Giove Croníde, signore del tuono.
III
Strofe
Né sarà ciò senza l’opera dei tuoi discendenti: coi primi,
coi quarti sarà». Cosí detto,
Febo sospinse i cavalli al Xanto, alle Amazzoni equestri,
e all’Istro. E Posídone all’Istmo
marino condusse
il cocchio veloce, e sul giogo
corinzio, a mirare i banchetti.
Antistrofe
Èaco sovra auree cavalle rendendo ad Egina. — Mai cosa
sarà che dia gaudio a tutti.
Or, s’io, lodando Melesia, sospingo il mio canto al ricordo
degli anni suoi primi, l’Invidia
me d’aspro macigno
non batta. Dirò che in Nemèa
egli ebbe tal gloria: e tra gli uomini