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ODE ISTMIA II-IV | 15 |
Antistrofe
Deh! Sian le Muse benevole a noi, ché tal face di canto
ardere pure a Melisso possiam, di Telèside al figlio,
degna corona al pancrazio. Ché simile egli è ne l’ardire
e nel travaglio, ai rugghianti selvaggi leoni;
e per prudenza a la volpe, che, tutta supina, dell’aquila
la romba sostiene.
È lecita ogni arte, se strugge il nemico:
Epodo
ché non d’Orïone possiede le membra: a vederlo
lo avresti a dispetto;
ma duro, se in zuffa si mesce.
Un giorno, alla casa d’Antèo
un uomo da Tebe cadmèa giungeva, di piccole membra,
ma d’animo indomito: in Libia
giungea, per pugnare ed abbattere Antèo, che a Posídone il tempio
copriva coi cranî degli ospiti.
V
Strofe
Era figliuolo d’Alcmèna. E ascese l’Olimpo, quand’ebbe
ogni recesso esplorato di tutta la terra, e del candido
mare scoglioso, ed agevole resa ai nocchieri la rotta.
Or, presso il Sire de l’ègida soggiorna; e si gode