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PER SOGENE D’EGINA

VINCITORE NEL PENTATLO A NEMEA


I


Strofe

Ilizia, che siedi vicina alle Parche dal senno profondo,
d’Era possente figliuola, che ai pargoli
dài vita, ora ascoltami: ché senza di te
né il dí né la tenebra notturna vedremmo,
né Tebe godremmo, la tua sorella dal fulgido aspetto.
Non anima uguale vigore ogni seno;
ma vario destino costringe i varî uomini.
Ed ora il figliuol di Teríone, Sogène, cui rese famoso
prodezza nel pèntatlo, ha onore di fama e di canti,


Antistrofe

poiché degli Eàcidi nell’arce che suona di canti ha dimora.
E quelli onore largiscono ai cuori
esperti agli agoni. Chi amica ha Fortuna
nell’opere imprese, soave cagione
ai rivoli offrí delle Muse. Ché l’alto valore, se d’inni
è privo, lo avvolgono tènebre fonde.
E solo una foggia di specchio conosco
al prode operar; se Mnemòsine dal fulgido velo consente
compenso ai travagli ne l’inclite fluenti del verso.

Pindaro - Le Odi, II - 11