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152 | LE ODI DI PINDARO |
poi diede, il fortissimo suo figlio educò,
temprandone l’animo ad ogni virtude,
Epodo
sí che da l’impeto spinto dei venti marini, sottesse
le mura di Troia, dei Lici, dei Frigi, dei Dàrdani all’urlo,
ei s’opponesse; e le mani meschiasse fra il cozzo de l’armi
etíopi; ed in mente volgesse
disegno onde Mènnone, il loro signore, l’ardito
cognato d’Elèno, non piú tornare potesse a la patria.
IV
Strofe
Di qui degli Eàcidi il raggio da lunge risplende,
o Giove, ché sono tuo sangue. Ed è tua la gara
cui l’inno colpisce, cantando
la patria festa con voci
di giovani. E degno è Aristòclide del canto, ché a gloria questa isola
congiunse, ed insigne per fulgide cure
ei rese il Teario d’Apollo. La prova
dimostra in qual cosa ciascuno piú valga,
Antistrofe
tra i giovani il giovane, l’uomo fra gli uomini, il vecchio
tra i vecchi, ciascuno compiendo la parte che spetta
a stirpe mortale. E la vita