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PER OLEANDRO D’EGINA

VINCITORE NEL PANCRAZIO SULL’ISTMO


I


Per Oleandro e per gli anni suoi floridi,
o giovani, un canto leviamo,
egregio compenso ai travagli, venendo al vestibolo fulgido
di Telesarco:
ch’ei vinse su l’Istmo; ed in Neme
riscosse nei membri la forza che vinse l’agone.
Onde or, sebben cruccio
mi siede nel cuore, m’invitan che invochi
la Musa dall’aureo canto. Dai gravi travagli alfin liberi,
non devesi orbati restar di ghirlande,
né schiavi chinarsi alla doglia. Fin posto al disutile pianto,
passate le pene, si goda la pubblica festa,
poiché qualche Nume
a noi dalla fronte distolse la pietra di Tantalo,


II


l’insoffribil supplizio de l’Ellade.
Già fine alla grave mia cura
poneva il terrore che fugge. Val meglio, in qualsiasi evento,
badare al presente: