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62 | LE ODI DI PINDARO |
se pure di Pisa e Ferènico
la fama t’impose dolcissima cura a la mente,
quand’ei, senza sprone lanciandosi
lunghesso l’Alfeo, ne la dura
vittoria, il signore mescé,
Epodo
il sire d’Ortigia, a cui sono graditi i corsieri. In sua gloria
rifulge la stanza di Pèlope lidio.
Di Pèlope onde arse amoroso del pelago il Nume possente,
poiché l’ebbe Cloto via tratto dal puro lebète,
con l’omero candido per nitido avorio.
Son molti i prodigi; ma pur molte favole adorne
di versicolori menzogne
il labbro degli uomini sviano lontan dalla strada del vero.
II
Strofe
Spesso la Grazia, ch’è fonte per gli uomini d’ogni dolcezza,
di fregi abbellendola, fe’ sí che Menzogna
credibile fosse.
Ma i giorni futuri
saggissimi giudici sono.
L’uom dica dei Numi le lodi
soltanto: è la colpa minore. Figliuolo di Tantalo,
ora io narrerò, contro quanti
narrarono prima, che quando tuo padre imbandí
a Sípilo l'agape santa
che offriva reciproca ai Superi,
il Dio del corrusco tridente