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52 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
verso i mortali a cui l’Ètolo, veridico giudice per gli Èlleni, d’Èracle
seguendo l’antico precetto, componga
fra i crini, ghirlanda sui cigli di glauco lucore, l’ulivo selvaggio:
l’ulivo selvaggio che Alcide, dall’onde dall’ombre de l’Istro portò.
che fosse alle gare d’Olimpia bellissimo premio.
II
Strofe
Degli Iperbòrei la gente devota d’Apollo gliel die’. La convinse ei, parlando
leale. Pel bosco di Giove
un albero chiese che ombríe porgesse alle turbe, corone a prodezza.
Ché a Giove eran già consacrati gli altari: la Luna gli aveva dall’aureo carro vibrata,
a mezzo del mese, la sera, già colma l’ardente pupilla:
Antistrofe
già dell’Alfeo su le rupi santissime aveva fondato dei ludi il giudizio
solenne, e il festivo quinquennio;
ma non di begli alberi il suolo fioria ne le valli di Pèlope Cronio.