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42 | LE ODI DI PINDARO |
che alcuno prostrò dei superbi mortali, e concesse
ad altri ognor florida gloria. Ma io dell’oltraggio
il morso, veemente bandisco:
ché vidi, sebbene da lunge, sovente il maledico Archiloco,
che impingua tra l’odio e le scede, restar di miseria
nei lacci irretito.
Avere ricchezza e saggezza, è bene supremo per gli uomini.
Antistrofe
Senno e ricchezza tu hai: tu cuor liberale a mostrarla.
O Sire, o Signore
di molte città cui ghirlandano torri, e d’eserciti molti,
se dice talun che ne l’Ellade altr’uomo, fra quanti
or vivon, t’avanza per beni, per fama onorata,
con futile mente s’affanna,
con vane parole. La tua virtú celebrando, io disciolgo
le vele per prospero corso. Conviene ai gagliardi
garzoni l’ardire
di zuffe terribili; e gloria perenne tu pure trovasti,
Epodo
tra furie d’equestri cimenti
pugnando, azzuffandoti a piede.
E il tuo ben maturo consiglio,
fa sí ch’io lodare ti possa con voce che inganno non teme,
per ogni argomento. — Salute!
Al pari di merce fenicia
per te questo canto s’invia su le spume del mare.
E tu, di buon animo, di Càstore l’aria, sposata
ad èole corde contempla: tu accoglila