Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/60



Nella stessa gara in cui Senocrate vinceva la corsa dei carri, il suo piú modesto concittadino Mida trionfava nella gara auletica. E Pindaro ne cantava la vittoria. Questa ode occupa dunque una posizione singolare fra le altre, composte quasi tutte ad esaltazione di atleti; e si distingue anche dal lato della forma, perché non presenta tipo epodico, ma si compone di quattro strofe uguali.

Come per gli atleti ricorreva a miti eroici, per un musico Pindaro ha scelto un mito musicale. Quando Perseo recide il capo della Gorgone, i serpi che ghirlandano il capo della creatura mostruosa e bellissima si divincolano nell’agonia, emettendo lugubri sibili. Atena, che assiste l’eroe, imitando quella funerea sinfonia, compone un’aria, la chiama aria dalle molte teste, e la dona agli uomini, che serva ad accompagnare gli agoni.

Donde origina questo mito? Ai Greci la musica sembrava arte piú che ogni altra misteriosa e divina. Maghi, come Orfeo, erano i primi musici: magiche le arie che quelli avevano composte. E si tramandavano, distinte ciascuna da un nome, di generazione in generazione, come cose sacre; e veniva punito chi le alterasse. Tra queste ce ne dovè essere una detta aria dai molti capi (νόμος πολλᾶν χεφαλᾶν); e capo avrà voluto dire principio della melodia, tèma; e quest’aria sarà stata appunto caratte-