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268 | LE ODI DI PINDARO |
sviò le lor menti.
Asceser l’Acròpoli privi del germe divin della fiamma,
e il tempio sacraron senz’ardere vittime. Il padre, addensando su loro una nuvola gialla,
molto oro fe’ piovere. E ad essi la Diva che glauche ha le ciglia
Epodo
concesse in ogni arte fra gli uomini ecceller con abili mani:
e statue simili agli esseri ch’àn moto portavan le vie;
onde alta s’effuse lor gloria: l’artefice saggio, ben grandi
miracoli fa, senza frode. —
Le antiche leggende degli uomini raccontan che un dí si divisero Giove e i Celesti la terra;
che ancora fra i gorghi marini non era visibile Rodi,
ma l’isola giú negli abissi salmastri nascosta giaceva;
IV
Strofe
e che il Sole non c’era; e niun trasse per lui la sua sorte.
Cosí lo lasciarono senza
retaggio di terra,
il Dèmone puro. Egli a Giove lo disse; e a ripeter la prova
già quegli era pronto. Ma il Sole non volle. Dal fondo del mare, fra spume, vedeva, egli disse,
levarsi una terra ferace di biade, ridente di greggi.