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ODE OLIMPIA VII 267


e uccise Licimnio, bastardo fratello d’Alcmena, nel talamo nato di Midia: ché l’ira
sconvolge anche ai savî la mente. E al Nume un oracolo chiese.


Epodo

E il Dio chioma d’oro, dagli aditi fragranti del tempio, gl’impose
salpare dai lidi di Lerna a un pascolo cinto dal mare,
là dove il gran re dei Celesti un tempo la rocca innondava
coi fiocchi d’un’aurea neve,
quel dí che per l’arte d’Efèsto, pel cozzo di bronzea scure, dal sommo cerèbro del padre,
Atena balzò fuor, cacciando un urlo acutissimo, immane,
e tutta la terra ed il cielo un orrido brivido corse.


III


Strofe

Il figliuol d’Iperíone, il Dèmone datore di luce,
pensando al futuro vantaggio,
ai figli diletti
impose che primi alla Diva levassero un’ara fulgente,
e, offertivi sacri libami, molcessero al padre e alla figlia che in guerre dilettasi, il cuore:
ché agli uomini reca salute saper di Promèteo l’arte.


Antistrofe

Ma una nube imprevista d’oblio su loro si stese;
e lunge dal giusto sentiero