Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/305

266 LE ODI DI PINDARO




Epodo

Ed ora con flauti e con cétere, cantando Dïàgora, io giunsi
a Rodi, alla Ninfa marina, di Cípride figlia e del Sole;
e l’uomo possente ed audace sublimo, che presso l’Alfèo,
che presso la fonte Castalia,
vincendo la pugile gara, di serto fu cinto; e suo padre Damàgeto, caro a Giustizia.
Essi hanno dimora, con gli uomini d’Argo, vicino allo sprone
dell’Asia infinita, nell’isola cui fanno tre rocche famosa.


II


Strofe

Menan vanto ch’è Giove lor ceppo paterno: ché sono
gagliarda progenie d’Alcide:
ad Astidamía
loro ava, fu Amíntore padre. — Ora io, dai primi evi movendo,
a voi di Tlepòlemo voglio l’antica leggenda esplicare. Degli uomini attorno a le menti
si appendono errori infiniti, né alcuno può mai prevedere


Antistrofe

quali fatti maturin per l’uomo piú prospera sorte.
Un giorno, in Tirinto, il signore
che venne a quest’isola,
salito in furore, vibrò lo scettro di duro oleastro,