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In un tempo remotissimo, i Numi si divisero la terra. Ma alla divisione non si trovò presente il Sole, dio della luce; e cosí rimase privo della sua parte. Ne mosse lagno al re dei Numi, a Giove; che si dimostrò disposto a ripeter la prova. Ma il Sole, figgendo la pupilla in fondo all’Oceano, vide che dai salmastri abissi marini si levava lentamente una terra ricca di biade e di greggi. Chiese quella; e Lachesi, dea del destino, d’accordo con Giove, glie la concesse. L’isola sbocciò dalle acque come un fiore. E súbito v’ebbe dimora una Ninfa marina, Rodi, la Rosa, figlia del mare e del Sole. E da questa ebbe poi nome la terra che fu sempre ricca di fiori.

Il Sole amò Rodi, e n’ebbe sette figliuoli; e il primo di essi generò a sua volta tre fanciulli, Ialiso, Camiro, e Lindo, che divisero in tre la terra, e fondarono tre rocche, che presero nome da loro, e furono poi sempre le tre città principali dell’isola.

L’Olimpo si arricchiva intanto di una nuova divinità. Dal cranio di Giove, fenduto dalla scure d’Efesto, balzava Atena. E il Sole, sapendo che essa sarebbe stata protettrice delle arti e d’ogni opera d’ingegno, esortò i suoi figliuoli rodiesi ad innalzare essi primi un altare alla diva. E i Rodiesi ubbidirono. Ma dimenticarono di portare il fuoco: onde compierono sacrifici, ma non poterono ardere vittime. Ad ogni modo, il