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ODE OLIMPIA XIII 253


gli diede un sol dí nello stadio l’onore del duplice corso;
e ancora quel mese, in Atene rupestre, gli die’ tre compensi
il giorno che premia le gare dei piedi,


Epodo

e sette in Ellotia; e nei riti
marini del sire del pelago,
i canti favellano a lungo del padre Tïòdoro,
di Tersia, d’Erítimo; e in Delfi,
che gloria, e nei paschi Nemei del leone,
fu vostra! Con troppi m’azzuffo, se debbo esaltare
la copia di vostre vittorie:
ché mai non saprei numerare le arene del pelago.


III


Strofe

A ogni cosa conviene misura;
ed è provvederla saggezza opportuna. Ora s’io,
spedito su pubblica nave
dirò dei vostri avoli il senno,
l’eroica prodezza, non mento, esaltando
Corinto nei cantici, e Sisifo, che al pari d’un Nume fu scaltro,
e quella ch’elesse le nozze contrarie ai voleri del padre,
Medea, che salvezza die’ ad Argo e a Giasone.


Antistrofe

Anche innanzi alle mura di Dàrdano,
apparver pugnando da entrambe le parti i Corinzî,