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242 LE ODI DI PINDARO


dei gorghi d’Alfeo,
che or lei, genitrice di Locri
famosa per gli alberi, esalta col fiore dei serti.


Epodo

Or io la città prediletta
con la furia dei cantici ardendo,
piú veloce di nobil corsiero,
di alato naviglio, tal nuova
per tutta la terra vo’ spargere,
se pure con mano fatale
edúco l’eletto verzier delle Grazie:
dànno esse ai mortali il piacere:
ché forza e saggezza degli uomini sono opra dei Numi.


II


Strofe

E chi mai diede ad Eracle possa
che contro il tridente vibrasse la clava, quel giorno che in Pito
piombava su lui Posidòne,
e Febo piombava, scoccando saette dall’arco d’argento,
né Ade ozïosa la verga teneva con cui
i corpi degli uomini pel tramite adduce dei morti?
Mio labbro, respingi,
respingi l’istoria:
ché ai Numi lanciar contumelie
è infesta saggezza, è vanto che suona importuno,