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222 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
Medico atteso tu giungi: Peane di luce t’irraggia:
devi alla piaga appressare leggera la mano, e curarla.
Facile è pure agli inetti turbar la città; ma di nuovo
metterla salda sui piedi, difficile impresa, se un Nume
non giunge improvviso a guidare chi guida la nave. Le Càriti
per te questo compito filano:
e tu con assidua cura provvedi a Cirene beata.
XIII
Strofe
Medita pure ed onora quel detto d’Omero.
Disse che il nobile araldo di pregio ogni officio riveste.
Anche la Musa pei buoni messaggi s’allegra; e Cirene
sa bene, sa bene la casa di Batto famosa, qual mente
nutra Demòfilo. È questi garzon fra i fanciulli; ma quando
uopo vi sia di consiglio, è vecchio, che un secolo visse.
Ei sa spogliar d’ogni illècebra sonora le lingue malediche;
apprese a odïare ciascun tracotante;
Antistrofe
mai non contrasta le azioni dei buoni; di nulla
mai non procrastina il termine: ché presto il momento opportuno
fugge: ei lo sa; né qual servo, bensí qual ministro lo segue. —
Dicon che nulla è piú triste che il bene conoscere, e a forza
lungi doverne restare. Atlante egli è quasi: col cielo,
lungi dai beni, e dal suolo che nascer lo vide, s’affronta.
Giove immortale i Titani pur sciolse. Col volger del tempo,
se cadono i venti, si mutan le vele.