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200 LE ODI DI PINDARO




Epodo

sfuggendo al Silenzio, retaggio
d’inetti, con l’opera. Onde ora gli amici, e, se n’ha, gli avversarî,
la gesta a comune vantaggio compiuta, non tacciano, e onorino
del Vecchio del mar la sentenza.
Ei disse che pure al nemico, quand’operi bene, equa lode
largire convien di gran cuore. Nei giuochi di Pàllade
te videro vincer sovente le vergini — e senza parola
o sposo o figliuolo ciascuna
bramava d’aver Telesícrate —


V


Strofe

e in Olimpia, e nei giuochi di Gea
dal seno profondo, ed in quanti
la sua terra ne celebra. — Or mentre la sete di canto
che m’arde io lenisco, qualcuno mi spinge che pure la gloria
io desti degli avoli tuoi remoti, che per la donzella di Libia
andaron d’Iràsa alla rocca, a gara chiedendo la nobile figlia
d’Antèo, dalla fulgida chioma. Lei molti cercavano sposa signor’ di sua patria,
lei molti stranieri: ché troppo lucea la persona sua bella.


Antistrofe

E a lei d’Ebe dall’aureo serto
il florido pomo rapire
desïavan. Ma il padre, apprestando piú illustri sponsali,