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196 | LE ODI DI PINDARO |
eroe che dei fieri Lapíti reggeva in quegli evi lo scettro: disceso
egli era secondo da Ocèano: nei celebri anfratti del Pindo, la figlia di Gea,
Creúsa, la Ninfa che il talamo godé di Penèo, gli die’ vita.
Epodo
Ed ei generò la fanciulla
Cirene dall’omero bianco, che mai non amò del telaio
le vie ricorrenti, né in casa restare e danzar con le amiche;
ma sí con zagaglie di bronzo,
col ferro affilato, le fiere selvagge cacciar, procacciando
ai greggi del padre dïurni sereni riposi;
e il sonno, compagno a chi giace soave, ben poco accoglieva,
sol quando ai lucori dell’alba
repéale sovresse le ciglia.
II
Strofe
Il Signor dall’immane farètra,
Apollo, la colse mentr’ella
combatteva un orrendo leone, soletta, senz’arme.
E tosto, levando la voce, chiamò dai suoi tetti Chirone:
«O figlio di Fílira, lascia la sacra spelonca, stupisci l’ardire,
l’immane vigor d’ una donna. Che lotta sostiene l’impavido cuore!
Fanciulla: ma l’anima supera la gesta che affronta; né il seno terrore le ingombra:
Qual uomo la dice sua figlia? Da quale radice divelta,