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192 LE ODI DI PINDARO


aveva collocate in una mattina sola le sue quarantotto figliuole. E vincitore della gara fu Alessídamo, uno degli antenati di Telesícrate, che già aveva riportato altre vittorie nei giuochi ellenici.

La terza leggenda, riferita da Pindaro in una digressione, è tebana. Iolao, nipote e fedele seguace d’Eracle, giunto ormai a vecchiaia, vide il crudele Euristeo perseguitare i discendenti d’Eracle. Chiese a Giove di tornar giovane per un’ora; e tagliò la testa al tristo signore. Perciò i Tebani gli diedero sepolcro nel tumulo stesso dove giaceva Anfitrione, suo avolo e padre di Eracle ed Ificle, gemelli nati da Alcmena.

A chi abbia presenti questi fatti, l’ode non presenta difficoltà. Dal principio sino ai primi tre versi dell’epodo III, il poeta narra gli amori di Cirene. Negli ultimi versi di questo epodo, incomincia a parlare del vincitore Telesicrate, e a lui torna al fine dell’antistrofe IV, per non abbandonarlo piú, e per mescere alle sue lodi le lodi dell’avo Alessidamo. La strofe IV e l’antistrofe IV, meno gli ultimi due versi, contengono una digressione sul mito di Iolao, che serve di esemplificazione alla massima che somma saggezza è saper cogliere il momento opportuno — come lo ha colto adesso Pindaro per esaltare Telesicrate. Il perché di simile digressione, che ci sembra un po’ lunga, specie perché da Iolao si passa ad Anfitrione, ad Alcmena e ad Eracle, è da cercare in quello che Pindaro dice nell’antistrofe IV. Eracle ed Ificle gli avevano concessa una grazia. Egli scriverà per gli eroi gemelli un inno apposito; ma intanto, coglie anche qui l'occasione di ricordarli.

Rimane da chiarire qualche espressione. Il «terzo pollone del mondo» (verso 8) è l’Africa: gli altri due sono l’Asia e l’Europa. Suada (Peithó: verso 39) è la Dea che induce all’amore. Il «Vecchio del mare» (verso 95) è Nereo, al quale si tribuivano saggi detti e virtú profetiche. Cirene e Libia