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180 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
Lealtà fra le mura dei Locri Zefirî dimora. A Callíope
si volgono pure, ed a Marte
precinto di bronzo. La possa di Cigno
fe’ volger le piante perfino ad Alcide saldissimo.
Se vinse in Olimpia Agesídamo
fra i pugili, ad Ila
sia grato, sí come
Patroclo ad Achille.
Chi tempera l’uomo d’innata virtú,
potrà, con l’aiuto del Nume, sospingerlo a gloria infinita.
II
Strofe
Senza stenti, ben pochi conseguono
la gloria, ch’è luce suprema
del viver. Di Giove mi spinsero le Norme a cantare l’altissimo
agone, cui presso alla tomba
vetusta di Pèlope, Alcide
fondò con sei are, quand’ebbe
ucciso il figliuol di Posídone,
Antistrofe
l’impeccabile Ctèato, ed Èurito,
per tòrre ad Augèa reluttante,
a forza il dovuto salario. Sottessa Cleona, li attese
fra macchie imboscato, e li uccise.