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178 | LE ODI DI PINDARO |
Tempo: e Pindaro ricorda i nomi dei vincitori nei singoli certami (v. 60-89).
Pindaro canterà la gioia della vittoria, ché chi compie opere belle, e poi non trova un poeta che le canti, è come chi abbia accumulate ricchezze, e non abbia un figliuolo a cui lasciarle. Ma tale pericolo non corre Agesidamo. Lo canta Pindaro, che l’ha veduto coi propri occhi trionfare in Olimpia (v. 90-120).
Poche ed agevoli sono le arditezze metaforiche di questa ode, che con la breve, ma efficace evocazione delle gare, quasi unica nell’opera di Pindaro, ci aiuta a ricostruire un po’ quell’aureola, oramai priva di raggi, che agli occhi degli antichi circondava la suprema festività olimpica.