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XX PREFAZIONE


Afrodite dal socco d’argento
accolse qui l’ospite delio,
sopra la biga divina poggiando la mano leggera.

Achille giovinetto compie meravigliose prodezze (N., III, 50);

.....ed Artèmide
e Atena l’audace di lui sbigottirono,
com’ei, senza cani, né inganni di reti, cacciava
i cervi; ché al corso vincevali.

Ora, la figura di due eroi che si stringono la mano con gesto amichevole, di una Dea che stende la palma su l’oggetto che protegge, di Numi che assistono alle imprese di eroi prediletti, sono motivi ripresi nell’arte greca piú e piú volte, e con molte variazioni.

Del resto, tutte le figurazioni pindariche appaiono, riguardo alla linea, fortemente dominate dalle opere della plastica che fioriva in ogni parte del mondo greco.

Ed anche la colorazione arcaica non rimane senza influsso. A parte una certa abbondanza di porpora e d’oro, taluni particolari richiamano note peculiarità della scultura arcaica: cosí i visi argentei delle canzoni, il pie’ d’argento d’Afrodite, i piedi purpurei di Dèmetra, le ali purpuree di Zeto e di Calaide. Ma accanto a questi, abbiamo effetti nei quali Pindaro soverchia le possibilità pittoriche dei suoi tempi. Si ricordi il regno dei beati:

Quando è qui notte, laggiú
scintilla per essi la vampa del sole.
E nel pomerio
prati di rose purpuree,