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144 LE ODI DI PINDARO




Antistrofe

Ma cade nei lacci di Lucro
finanche Saggezza; ma l’oro che in man luccicava, suase
Asclepio, con lauta mercede,
che surger facesse da morte un defunto.
Fra entrambi scagliando una folgore, il soffio dal seno il Croníde
gli tolse: e l’ardente saetta infisse su loro la morte.
Ai Superi brame discrete levare conviene,
pensando il presente ed i limiti segnati ai mortali.


Epodo

Non chiedere, o cuore diletto, la vita perenne,
ma esercita l’opra concessa.
Or dico, se il saggio Chirone tuttora abitasse
lo speco, e i miei canti di miele
in cuor gli versassero un filtro, saprei
indurlo che un medico ai buoni spedisse, a sanarli dai morbi
cocenti, spedisse il figliuolo d’Apollo, o il figliuolo di Giove.
E il pelago ionio sopra agile naviglio solcando, venuto
al fonte sarei d’Aretusa, in casa dell’ospite etnèo,


IV


Strofe

che regge, egli re, Siracusa,
benigno pei suoi cittadini, non invido ai buoni, agli estranei
amabile padre. Ché s’io
giungessi, recandogli un duplice dono,