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ODE PITIA I 117



Antistrofe

come de l’Etna sui vertici negri di boschi,
giú sino al piano, legato
stendesi, e il crudo giaciglio tutto aspro gli lacera il dorso. —
Deh, possa, deh, possa io piacerti,
Giove che guardi quest’alpe,
fronte del suolo ferace!
Su la città che le sorge presso, che prende il suo nome,
piovere gloria fe’ il celebre signor che l’estrusse: ché a Pito l’araldo
insieme fe’ d’Etna e Ierone


Epodo

per la vittoria del cocchio, suonare i due nomi. — Ai nocchieri
prima fortuna è che s’alzi un prospero vento, presagio
d’ancora piú fausto ritorno. Cosí la ragione
da questa fortuna trae fede che pur nel futuro
Etna per serti e cavalli
celebre, e molto evocata sarà nei conviti sonori.
O Febo, di Licia e di Delo re, ch’ami la fonte castalia,
tu questi eventi abbi a cuore, tu questa città di gagliardi.

III


Strofe

Dono dei Numi son tutte degli uomini l’arti:
quanti han saggezza, o di mani
possa, o fiorita loquela. Or ch’io mi sobbarco a esaltare