Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/149

116 LE ODI DI PINDARO


placa: ché i suoni vibrati da te, grazie al figlio di Lato e alle Muse,
molciscono l’alma anche ai Dèmoni.


Epodo

Quanti poi Giove non ama, sgomentano, udendo la voce
de le Pïèridi, sopra la terra e l’indomito mare:
sgomenta il nemico dei Numi, che giace nel Tartaro,
Tifone dai cento cerèbri. Un dí l’ospitava
l’antro famoso Cilicio:
ora le spiagge di Cuma, ch’àn siepe di flutti, e Sicilia,
gli premono il petto villoso: lo schiaccia, colonna del cielo,
Etna nevosa, nutrice perenne di fulgida neve,


II


Strofe

dalle cui latebre rugghiano fonti purissime
d’orrido fuoco. Di giorno,
fiumi travolgono flutti di fumi e faville: nel buio
purpurea vampa giú rotola,
rocce portando con lungo
strepito al ponto profondo.
Tali d’Averno terribili flutti su avventa quel drago:
miro spettacolo, a scorgerlo da presso: chi l’oda narrare da quanti
lo videro, anch’egli stupisce,