Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ODE OLIMPIA II | 77 |
Epodo
Cosí la Moira, che il fato avito
felice regge di questi prenci, con la fortuna
data dai Numi, pur di rovesci talor li oppresse,
da quando il figlio fatal, scontrato suo padre Laio,
l’uccise; ed esito s’ebbe l’oracolo che in dí remoti
mosse da Pito.
III
Strofe
Erinni, aguzza pupilla, vide,
e con reciproca strage gli spense la prode schiatta; ma su Polínice
piombato al suolo, restò Tersandro,
che fra certami,
fra guerre e zuffe,
riscosse onore. Da tal rampollo quindi risursero
degli Adrastídi le case; ond’ebbe sua stirpe il figlio
d’Enesidàmo.
Giusto è che cantici d’encomio, e suoni di lira ei goda,
Antistrofe
poi ch’egli stesso vinse in Olimpia;
e a Pito, e sovra l’Istmo, le Càriti al suo germano, ch’ebbe qui simile
sorte, concessero fiori e ghirlande,
premio pei dodici
rapidi giri