Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
76 | LE ODI DI PINDARO |
Epodo
Neppure il Tempo, padre del tutto,
far sí potrebbe che non compiuto l’esito fosse
d’opra compiuta, giusta od ingiusta. Ma con la sorte
prospera, nasce l’oblivïone. Sottesso il bene,
sottesso il gaudio, giace domato, per quanto incalzi,
si spenge il duolo,
II
Strofe
quando pel cenno del Dio, la Parca
tragga la sorte d’eccelso bene. S’attaglia quanto dico alle figlie
di Cadmo. Molto soffrîr; ma il duolo
dinanzi ai beni
piú grandi cadde.
Semèle, chioma fiorita, spenta giacque alla romba
della saetta; ma tra gli Olimpi vive ora eterna,
e l’ama Pàllade,
l’amano Giove padre, ed il figlio d’ellera cinto.
Antistrofe
D’Ino, raccontano che giú nel pelago,
tra le marine figlie di Nèreo, le fu perenne vita concessa,
pel tempo eterno. Niuno degli uomini
sa di sua morte
securo il punto,
né quando un giorno, figlio del sole, trascorreremo
godendo un bene scevro di cure. Sovressi gli uomini,
or queste, or quelle
di contentezze, di pene, volgono correnti alterne.