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ODE OLIMPIA II 73


Quando è qui notte, laggiú scintilla per essi la vampa del sole.
E nel pomerïo, prati di rose purpuree,
ed aurei pomi fittissimi, ed ombre d’incensi.
E questi con ginnici ludi e corsieri; con dadi,
con cetere quelli s’allegrano;
e il fior d’ogni bene tra loro è in rigoglio.
E amabil fragranza s’effonde per tutta la terra,
dai mille su l’are dei Numi commisti profumi;
e sfolgora lunge la fiamma.

Due altri versi, due, ma di mirabile potenza, rimangono, o, meglio, si ricostruiscono da una prosastica parafrasi di Plutarco (De occulte viv. 7):

Donde l’illimite buio vomiscono
della notte di tenebre i lividi fiumi. —

Sebbene sia inclusa fra gli epinici, questa ode non può dirsi vero canto trionfale. Dalla vittoria prende appena il pretesto; ed è poi tutta una balenante rievocazione, una saggia trama di esortazioni, una speculazione mistica. Thrénos, meglio che epinicio.