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72 | LE ODI DI PINDARO |
Interessanti sono poi gli accenni intorno alla vita futura. Ridurli a sistema organico è tutt’altro che facile; tuttavia sembra che la dottrina esposta da Pindaro sia la seguente.
Ci sono due esistenze: una sulla terra, dei vivi; l’altra fuori della terra, forse sotterranea, dei defunti. Fra l’una e l’altra è un perenne transito di anime. E le anime che riescono a vivere tre volte in ciascuna di esse, mantenendosi immuni d’ogni colpa, godono eterna serenità nell’isole dei Beati. Chi invece commette in una delle due esistenze una colpa, la purga nell’altra; i vivi sotterra, i defunti sopra la terra. Pindaro descrive poi, oltre alla felicità dell’isole dei Beati, un altro stato di beatitudine (Strofe IV), che sembra quello concesso nell’esistenza sotterranea a chi visse piamente sopra la terra: e bisognerà certo integrar la sua dottrina immaginando che anche sulla terra sia un luogo — forse gli Iperborei (vedi la Pitia X) — dove conducono vita beata quanti piamente vissero nel regno sotterraneo.
Questa dottrina è senza dubbio la medesima che si insegnava nei misteri eleusini, e che non potè essere se non una derivazione delle dottrine orfico-pitagoriche. Pindaro ne parla in un frammento (137 Christ) in tono solenne:
Beato chi scende sotterra
dopo veduti i misterî.
Il fin della vita ei conosce,
conosce il principio sancito dai Numi.
Altri frammenti pindarici svolgono altri particolari della dottrina; ma troppo lungo sarebbe occuparsene, e implicherebbe controversie e discussioni di vario genere. Giova però riferire la mirabile pittura della vita che conducono sotterra quelli che vissero santamente sulla terra (fram. 129 Christ):