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— Quando si dice i gusti! E io, invece, ne sono innamorato. Fra tutti i caratteri della commedia, è quello che m’è riuscito meglio. Piuttosto che ritoccarlo, mi taglierei un dito della mano.

— Non ci mancherebb’altro!

— E i finali degli atti? che cosa ti pare del finalone dell’atto terzo?

— A dir la verità, mi par freddino, freddino, e mi fa una gran paura!...

— Allora, scusa se te lo dico, ma non capisci nulla. Se la commedia si salva, si salva per merito del finale del terz’atto. Dei lavori ne farò degli altri: ma un finale come quello non lo azzecco più.

— Vuol dire che avrò sbagliato io.

— Oh! hai sbagliato di certo, e non ti fa torto, perchè tutti, si sa, in questo mondo si può sbagliare. Del resto ti sono obbligatissimo dei consigli che mi hai dato, perchè io amo la franchezza. Io capirai bene, non sono come tanti, che vanno a leggere agli amici i propri lavori per sentirsi dir bravo sul viso. L’autore novizio, l’autore che si presenta per la prima volta sulla scena, ha bisogno di un amico intelligente e schietto, come te, che gli dica senza complimenti e a faccia tosta: «il tuo lavoro è un bel lavoro! coraggio, e rammentati che tu puoi far molto per il risorgimento del teatro italiano!». Ecco la vera critica, ecco la critica franca, che non guarda in faccia a nessuno: ecco la critica, come piace a me e a tutti quelli che non amano sentirsi adulare. Dunque, amico mio, grazie di cuore, e scusa tanto l’incomodo....