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— Troppo onore!

— Senza farti la corte, io ti credo l’unico che sia competentissimo a dare un giudizio in materia di produzioni teatrali. Dammi il tuo giudizio franco: fammi tutte le osservazioni che credi; perchè io sono venuto apposta da te per far tesoro de’ tuoi consigli. —

E mentre dice così, tira fuori il copione e comincia a leggere.

L’amico ascolta con religioso silenzio i cinque atti, e di tanto in tanto prende con un lapis alcuni appunti sopra un pezzo di carta.

— E così, che ti pare della mia commedia?

— Tu vuoi che sia franco, non è vero?

— Franchissimo. Io voglio il tuo giudizio schietto, aperto, perchè il giudizio tuo è quello di un uomo che di cose di teatro ha moltissimo gusto, e io mi levo tanto di cappello.

— Allora, con tutta franchezza, ti dirò che la scena quinta del prim’atto mi pare un po’ lunghetta e noiosa....

— Noiosa?... Perdonami, amico; ma t’inganni. Si vede che non ci sei stato attento.

— M’ingannerò; ma, secondo me, quella scena anderebbe scorciata.

— Neanche per sogno! se la scorciassi, la sciuperei.

— E allora lasciala stare.

— E i caratteri dei personaggi come ti paiono disegnati?

— Quello della Contessa, per esempio, mi pare il più scadente, il più antipatico....