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mento: mangia quando trova da mangiare e dorme dove lo piglia il sonno.
Filosofo per indole e per educazione, due cose sole cerca di scansare: le carrozze e il lavoro. Fra le due cose, quella che gli fa meno paura sono le carrozze: e s’intende. La ruota di una carrozza può tutt’al più stroppiare un uomo: ma il lavoro lo abbrutisce.
L’uomo che lavora, dice il ragazzo di strada nella sua arguta ignoranza, non può esser fatto a immagine e similitudine di Dio: perchè Dio lavorò appena sette giorni e sono ormai seimila anni che si riposa.
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Tutti i ragazzi di strada si conoscono fra di loro, anche se non si sono mai visti nè conosciuti. La prima volta che si incontrano, si dànno del tu, si trattano male e diventano amici.
Nelle loro escursioni girovaghe camminano dinoccolati e cogli occhi in qua e in là, come tanti forestieri in cerca di monumenti. I monumenti, in generale, che più richiamano la loro attenzione sono le botteghe e le mostre delle trattorie di lusso. Dinanzi a codeste provocanti mostre, il ragazzo di strada si ferma e medita lungamente: e dopo aver meditato, sputa. È la protesta dell’appetito non soddisfatto.
Cosa singolare, ma vera! Il ragazzo di strada contempla con molta languidezza di stomaco il pollo, lo zampone e il pezzo del rosbiff; ma dove